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Immagine del redattoreAlessandro Garbarino

Giganti e fragili

Vi è mai successo di trovarvi davanti ad un albero monumentale? La domanda spontanea che vi sarete posti, sarà stata certamente: ma quanto è grande?

E quanti anni avrà? E’ una reazione normale che ho sempre avuto anche io, che di grandi alberi ne ho visti moltissimi. Ma dopo averlo catalogato, misurato e stimato l'età, quello che mi ha sempre affascinato è conoscere la sua storia. Alcuni esemplari plurimillenari sono sopravvissuti a gelo, siccità, incendi, malattie e alle asce dell'uomo.

La Quercia di Capannori (LU) La leggenda vuole che i rami orizzontali siano dovuti alla presenza delle streghe che sopra la pianta facevano le loro "stregonerie"... altri invece pensano che questo sia l'albero di Pinocchio dove il burattino fu impiccato (ph. A. Garbarino)



Non bisogna trascurare anche lo straordinario valore ambientale che possiede un grande e vecchio albero. Essi sono autentici condomini che contengono un mosaico di habitat, in cui la natura dispone molte altre creature per vivere. I rami più alti, spesso secchi, vengono usati dai rapaci e dai Corvidi come punti di osservazione; ghiandaie, picchi e una moltitudine di altri volatili trovano sia un'importante fonte di cibo che luoghi di riparo e nidificazione. Non dimentichiamoci poi gli scoiattoli, pipistrelli e un'infinità di insetti e funghi.

Nel lontano 1970, Franco Tassi, allora direttore del Parco Nazionale d'Abruzzo, fu il primo a lanciare l'allarme in favore della necessità di salvaguardare i grandi Patriarchi arborei. Con un'assidua opera di divulgazione e con il coinvolgimento del WWF nacque "l'Operazione Grande Albero".

Nel 1982 l'allora Corpo Forestale dello Stato lanciò il primo censimento nazionale degli alberi di notevole interesse: arrivarono circa 22.000 segnalazioni!

Tra queste, 1255 alberi furono considerati di maggior interesse ambientale e tra questi 150 di "eccezionale valore storico e monumentale".


La magia dei grandi alberi monumentali (ph. A. Garbarino)

Iniziarono le prime pubblicazioni a tema, sia a carattere nazionale che regionale e le prime rubriche dedicate ai grandi alberi sulle riviste di natura, incrementando l'interesse per questi scrigni di biodiversità.

Voglio ricordare, ad esempio, Valido Capodarca e Tiziano Fratus che in tempi diversi con i loro libri hanno fatto conoscere a tutti noi le storie che si celano sotto la corteccia dei giganti buoni del mondo vegetale.

Molti grandi alberi sono legati a personaggi celebri e a storie e leggende (più o meno attendibili!) a cui sono associati. Vale la pena ricordare l'Olivo e la quercia delle Streghe in Toscana, il Castagno dei cento cavalli in Sicilia, il Platano dei cento bersaglieri in Veneto, il Pino di Garibaldi in Sardegna e i Piemontesi Platani di Napoleone e di Alfieri. Solo negli ultimi anni però, grazie alla Legge 10/2013 "Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani", questi alberi sono veramente tutelati, anche attraverso l'Elenco degli Alberi Monumentali. Ad oggi in Italia sono stati censiti 3662 alberi monumentali o sistemi omogenei di alberi e gli elenchi, regione per regione, sono consultabili sul sito del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, divisi anche per regione. Clicca qui. A 9 anni (era il 1988..) rimasi molto colpito da un articoletto intitolato "Ha tremila anni ma non li dimostra" apparso sulla rivista "Airone", dove due lettori inviarono una fotografia di un enorme olivastro che viveva in Gallura.

Alessandro Garbarino, davanti a S'ozzastru, l'olivastro citato, che ha un'eta plurimillenaria che vive in Gallura. E' considerato il più vecchio albero d'Italia e se la gioca con un castagno che ha radicato qualche migliaio di anni fa alle pendici dell'Etna.

A quell'età la Sardegna era per me una meta troppo distante, anche solo da immaginare! Ma la vita riserva spesso piacevoli sorprese e 27 anni dopo mi sono ritrovato a vivere proprio a pochi chilometri dal quel gigante, che vado a trovare spesso, quasi a voler recuperare tutto quel tempo di attesa. Giganti e fragili.

In questi anni ho sovente sgranato gli occhi davanti a certe meraviglie vegetali, ma ho assistito, direttamente ed indirettamente, alla loro titanica fine. Poco tempo fa, sfogliando uno dei primi libri scritti sull'argomento, ho voluto fare una rapida ricerca sullo stato attuale di alcuni alberi "leggendari". A Campagnola Emilia (Reggio Emilia) viveva un grande Olmo che era riuscito a resistere alla grafiosi, una malattia funginea che ha decimato questa specie in tutta Europa. Tra il 2012 e il 2013 il grande albero è morto probabilmente a causa di atti vandalici (furono ritrovati nel terreno residui di un potente erbicida). Lo scheletro del gigante crollò a terra il 12 settembre 2018. Ad Amatrice viveva un grande Cerro ("Il Cerro di Sant'Angelo") che rimase incredibilmente illeso al terribile terremoto del 2016. L'età e gli acciacchi lo hanno piegato al suolo nell'agosto 2021 a causa di un forte vento.

Abbiamo perso anche l'albero autoctono più alto d'Italia conosciuto come "l'Avez del Prinzipe" un enorme abete che viveva a Lavarone, anch'esso abbattuto da una forte perturbazione con potenti raffiche di vento, nel novembre 2017. L'ultima misurazione ufficiale (2016) ne constatava un'altezza di 52,15 metri.

La speranza è che la cultura, la conoscenza possa far comprendere il valore inestimabile, imprescindibile delle piante in generale e quello anche simbolico d questi grandi alberi che meritano un futuro migliore, del resto lo meritiamo anche noi.

Scrinayò vi porterà a meditare e a scrivere ai piedi di grandi, vecchi e saggi alberi, seguite la nostra pagina facebook, iscrivetevi al nostro canale Youtube e vi aspettiamo questa primavera per le uscite nei boschi che saranno programmate a breve.


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5 commentaires


Per capire quanto e' importante che ci sia una legge che tuteli questi alberi, andate a leggere le vicissitudini capitate alla sfortunata Quercia delle Checche di Pienza, a partire dal 15 agosto 2014... Wikipedia fornisce un buon riassunto!

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Grazie a tutti!

Non l'ho citato nell'articolo, ma parlando della Sardegna non possiamo dimenticare la recente perdita dell'Olivastro di Cuglieri, una delle tante vittime vegetali del terribile rogo del luglio 2021. La monumentalità della pianta si è purtroppo persa per sempre, ma è probabile che dalle porzioni di tronco non bruciate e, soprattutto, dalle radici possano spuntare nuovi polloni.

Ricordo ad esempio il bellissimo "Olivo di Fibbianello" a Semproniano (Grosseto), incendiato da alcuni vandali la notte del 10 maggio 1998. Oggi vicino allo scheletro del vecchio tronco sono presenti alcuni polloni che producono olive! Nel censimento del 1982 l'albero presentava una circonferenza del tronco di 5,40 m e un'altezza di ben 22 metri

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vales.m.o.83
23 janv. 2022

Questi vetusti giganti meritano attenzione e rispetto e la sensibilizzazione di tutti noi è il primo passo fondamentale per la loro protezione.

Gran bell'articolo e foto molto suggestive, complimenti.

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vales.m.o.83
23 janv. 2022

Questi vetusti giganti meritano attenzione e rispetto e la sensibilizzazione di tutti noi è il primo passo fondamentale per la loro protezione.

Gran bell'articolo e foto molto suggestive, complimenti.

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Aurora Iannuccelli
Aurora Iannuccelli
23 janv. 2022

Complimenti all'autore dell'articolo Alessandro Garbarino (che vedo essere autore anche delle bellissime foto a corredo), perché attraverso le sue parole e immagini si respira il profumo di questi giganti buoni, si percepisce la "fatica" che hanno fatto per diventare ciò che sono, passando attraverso secoli di storia e clima, si sente la loro fragilità... Si vorrebbe stare là, sotto le loro chiome, con in mano solo un buon libro e godere della loro ombra, della loro protezione e del canto degli uccelli che vi trovano riparo.

Grazie all'autore per averci fatto conoscere questi giganti buoni e fragili...con la speranza di tornare a leggere di loro (e sotto le loro chiome...)

Aurora

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